Come emerso dall'ultimo rapporto Istat sull'acqua i problemi sono vari e vanno dalla vetustà degli impianti a problemi amministrativi
Nel 2019-2021 dei 2,4 miliardi di metri cubi d'acqua immessa nella rete idrica 0,9 miliardi di metri cubi, il 36,2% di tutta l’acqua immessa in rete, è andata dispersa. Questa è la fotografia che disegna l'ultimo Rapporto dell'Istat sull'acqua presentato a marzo in occasione della giornata mondiale dell'acqua e che la siccità di questi giorni riporta alla ribalta; Già 5 regioni italiane (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto) hanno dichiarato lo stato d'emergenza a causa della siccità.
La vetustità delle infrastrutture idriche
Ma cosa causa questa dispersione d'acqua? Secondo l'istituto di statistica pesano fattori fisiologici presenti in tutte le infrastrutture idriche, dalla vetustà degli impianti a problemi amministrativi. In particolare, si legge nel report dell'Istat “Le perdite totali di rete hanno importanti ripercussioni ambientali, sociali ed economiche, soprattutto per gli episodi di scarsità idrica sempre più frequenti”. Perdite che “sono da attribuire a fattori fisiologici presenti in tutte le infrastrutture idriche” ma anche alla “vetustà degli impianti, prevalente soprattutto in alcune aree di territorio, e a fattori amministrativi, riconducibili ad errori di misura dei contatori e ad allacci abusivi, per una quota che si stima parti al 3% delle perdite”. Secondo l’Istat in più di un capoluogo su tre si registrano perdite totali superiori al 45% ma la situazione non è uguale in tutta Italia: le situazioni più critiche si registrano a Siracusa (67,6%), Belluno (68,1%), Latina (70,1%) e Chieti (71,6%). Perdite inferiori al 25% si rilevano invece in un comune su cinque, mentre in 7 i valori sono sotto il 15%: Macerata (9,8%), Pavia (11,8%), Como (12,2%), Biella (12,8%), MIlano e Livorno (13,5%) e Pordenone (14,3%).
Dal PNRR fondi per l'ammodernamento
In Italia la spesa pubblica per la gestione dell’acqua (spesa per approvvigionamento idrico e trattamento delle acque reflue) nel 2020 ammonta a 1.549 milioni di euro, pari a 26 euro per abitante, circa un terzo dei 72 euro della spesa media nell'Unione Europea, un livello ampiamente inferiore rispetto ai 59 euro della Spagna, i 70 euro della Germania e i 115 euro della Francia. In dieci anni la spesa pubblica per la gestione dell’acqua in Italia si è ridotta di un terzo (-32,9%), in Francia è stata costante (+0,1%) e in Germania è salita del 30,6%.
Dall’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono attesi interventi per garantire la gestione sostenibile delle risorse idriche. Il PNRR all’interno della missione "rivoluzione verde e transizione ecologica", mette a disposizione 4.380 milioni di euro , di cui 2.000 milioni per infrastrutture idriche primarie, 900 milioni per ridurre le perdite nelle reti di distribuzione, 880 milioni per investimenti nell’agrosistema e 600 milioni per investimenti in fognatura e depurazione.