Come si sono evoluti i comportamenti e gli atteggiamenti degli italiani nei confronti dell’acqua potabile nell’anno del Covid? A questa domanda ha cercato di dare una risposta l’indagine straordinaria che Aqua Italia (associazione federata ad Anima - Confindustria) ha realizzato per l’anno 2020. I dati sono stati presentati questa mattina nel corso di una diretta online.
L’indagine – commissionata a Open Mind Research e basata su un campione di 2.000 individui maggiorenni e rappresentativi della popolazione italiana – si è occupata di verificare le dimensioni e il profilo socio demografico di quanti negli ultimi 12 mesi hanno bevuto acqua del rubinetto trattata e non, a casa propria o fuori casa, e la frequenza di consumo, al fine di comprendere quali sono i consumatori abituali e quali invece gli occasionali.
L’82,7% della popolazione beve acqua del rubinetto
Dai dati rilevati è emerso che il quadro socioeconomico attuale e la pandemia hanno sensibilmente modificando le abitudini e i consumi degli italiani: l’82,7% della popolazione italiana ha bevuto acqua del rubinetto (trattata e non) negli ultimi 12 mesi, con un tasso di crescita sul 2020 di oltre il 5%. Circa la metà della popolazione maggiorenne italiana (47,3%) dichiara di bere sempre/quasi sempre l’acqua potabile del rubinetto in casa/fuori casa e si è evidenziato che nel corso del 2020 sono aumentati in modo significativo (+6,5%) i consumatori occasionali di acqua del rubinetto (35,4%).
Nel periodo di pandemia il 13,5% degli intervistati dichiara che ha iniziato a bere più spesso l’acqua del rubinetto. Nel dettaglio, si conferma la maggiore presenza di chi beve l’acqua del rubinetto sempre/quasi sempre tra i residenti nelle aree Nord Ovest (49,4%) e Nord Est (57,1%), mentre si rileva una minore incidenza tra coloro che vivono nel Sud e in Sicilia (40,9%), dove risulta più alta della media la percentuale di coloro che bevono acqua del rubinetto più raramente o mai (29,5% verso una media nazionale del 25,2%).
I motivi principali per i quali gli intervistati hanno dichiarato di bere l’acqua del rubinetto (trattata o non trattata) afferiscono principalmente “all’attenzione per l’ambiente” (27%) dato significativamente più rilevante rispetto agli anni precedenti (era il 12,3% nel 2018), alla “comodità nel disporne” (25,1%), alla consapevolezza che “l’acquedotto comunale fa maggiori controlli sull’acqua rispetto ai produttori dell’acqua in bottiglia” (23,4%), al “minor costo rispetto all’acqua in bottiglia” (21,3%) e “la bevo perché è buona” (20,2%).
Altri temi indagati dalla ricerca
La ricerca ha analizzato anche le ragioni per cui gli individui bevono o che potrebbero convincere a bere l’acqua del rubinetto, compresa quella trattata negli esercizi commerciali, l’utilizzo di sistemi di affinaggio in famiglia e la relativa manutenzione periodica. Si è indagato anche sull’approccio e la conoscenza dei chioschi/casette dell’acqua sul territorio e su come ci si procura l’acqua da bere quando si è fuori casa, la preoccupazione per la presenza di sostanze contaminanti (farmaci, sostanze chimiche, ecc.) e la relazione tra la pandemia da Covid 19 e il consumo di acqua del rubinetto.
Fattori esterni che modificheranno il consumo nei prossimi anni
Secondo Lorenzo Tadini, Vicepresidente Acqua Italia, all’orizzonte ci sono tre fattori che potrebbero modificare i risultati dell’indagine 2021:
- recepimento della nuova direttiva europea 2020/2184 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano;
- il bonus filtri valido per il 2021/2022 introdotto con l’ultima legge di bilancio;
- il Piano nazionale di ripresa e resilienza
“Tutti questi fattori esterni - ha concluso Lorenzo Tadini- unitamente ad una crescita costante dell’attenzione verso comportamenti sostenibili, ci portano a ipotizzare conclusioni ancora più positive per la prossima edizione dell’indagine di Acqua Italia sugli italiani e il consumo di acqua di rubinetto, trattata e non”.