Il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) ha pubblicato la quarta edizione del rapporto “Teleriscaldamento e teleraffrescamento in Italia", che traccia il quadro statistico sulla diffusione dei sistemi di teleriscaldamento e di teleraffrescamento in esercizio in Italia, con approfondimenti dedicati alle diverse tipologie di reti, alle caratteristiche degli impianti e alle volumetrie servite.
A fine 2020 i sistemi in esercizio in Italia sono poco meno di 340, per un'estensione complessiva delle reti di oltre 5.000 km e 9,8 GW di potenza installata. I comuni in cui è presente almeno una rete sono 280; considerando il solo settore residenziale, queste reti soddisfano il 2% circa della domanda complessiva di prodotti energetici per riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria del Paese.
La maggior parte degli impianti a servizio delle reti (82% della potenza) è alimentata da fonti fossili, il restante 18% da fonti energetiche rinnovabili (biomassa, geotermia, ecc.) e rifiuti; l'incidenza degli impianti alimentati da rinnovabili diminuisce man mano che aumenta la dimensione degli impianti. Nel 2020 l'energia complessivamente immessa nelle reti è pari a circa 11,9 TWh termici (circa 1 Mtep), di cui il 63% prodotta da gas naturale, il 25% da fonti rinnovabili, il restante 12% dalle altre fonti fossili.
Le reti di teleriscaldamento sono oggi ancora largamente prevalenti; negli anni si è tuttavia diffusa anche la presenza di reti di teleraffrescamento, sempre associate a quelle di teleriscaldamento. Sulla base delle informazioni raccolte a fini statistici, il 72% dei sistemi di teleriscaldamento e il 67% dei sistemi di teleraffrescamento in esercizio in Italia risultano efficienti secondo la definizione della Direttiva 2012/27/CE.