Il nuovo documento dell’Iss riconosce come estremamente rara la trasmissione per contatto con superfici infette
Nell’aggiornamento delle “Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie” in relazione all’emergenza Covid-19 (qui il documento completo), l’Istituto Superiore di Sanità rivolge finalmente la giusta attenzione alla trasmissione aerea del coronavirus – dimostrata come predominante da numerosi studi scientifici nel corso degli ultimi mesi e riconosciuta dall’Oms. Di conseguenza, piuttosto che sulla sanificazione delle superfici, gli esperti dell’Iss raccomandano una maggiore attenzione agli accorgimenti per la sanificazione dell’aria e degli ambienti. L’infezione tramite contatto con superfici contaminate, infatti, viene riconosciuta come molto rara (addirittura 1 caso ogni 10 mila secondo i CDC statunitensi).
Il ruolo dell’inalazione aumenta all’aumentare della distanza dalla sorgente infetta, in particolare nelle seguenti condizioni:
- spazi chiusi con ventilazione o trattamento dell’aria inadeguati;
- aumento dell’espirazione dei fluidi respiratori se la persona infetta è impegnata in uno sforzo fisico o parla a voce alta;
- esposizione prolungata a queste condizioni (oltre i 15 minuti).
Come assicurare il ricambio d’aria
Secondo le indicazioni dell’Iss, il ricambio d’aria all’interno degli ambienti può essere realizzato anche attraverso l’apertura regolare e ottimizzata delle finestre e di altri accessi, escludendo quelle più vicine alle strade trafficate ed evitando di effettuare tale operazione nelle ore di punta del traffico. La quantità dei volumi d’aria da cambiare ogni ora varia a seconda delle stime: l’ASHRAE (American Society of Heating, Refrigerating and Air-Conditioning Engineers) raccomanda un volume variabile da 3 a 5, mentre l’Oms fornisce un’indicazione di massima pari a 10 litri d’aria per secondo per persona.
I valori relativi al volume di aria che sarebbe necessario rinnovare per diminuire la probabilità di trasmissione di agenti patogeni da un soggetto infetto dipendono da un elevato numero di fattori quantificabili (es. qualità dell’aria utilizzata per il ricambio, numero di persone presenti, tipo di attività che causa l’espulsione di secrezioni respiratorie, volumetria dell’ambiente e ventilazione, ecc.) che con appropriati modelli consentono di fornire indicazioni per i diversi scenari.
Evitare il flusso diretto
Quando sono in uso sistemi di ventilazione, e in particolare i purificatori d’aria portatili, l’Iss raccomanda di “porre elevata attenzione alla direzione del flusso dell’aria per evitare il passaggio della stessa tra diverse persone e prevenire l’eventuale trasmissione del contagio”.
La ventilazione non è abbastanza
Specialmente in ambienti chiusi affollati – come può essere una classe scolastica – la ventilazione non è una misura sufficiente a scongiurare il rischio di infezione, perché sarebbero richiesti valori troppo elevati “per essere considerati come soluzione tecnica praticabile”. Per questo è necessario intervenire prioritariamente sulla riduzione dell’emissione e sugli altri fattori determinanti, in modo da rendere accettabile “un ricambio d’aria ragionevolmente praticabile”.
Purificatori e ionizzatori
Il nuovo documento dell’Iss prende in considerazione anche l’utilizzo di purificatori a filtro o ionizzatori, che possono migliorare la qualità degli ambienti interni, a patto che siano utilizzati apparecchi consoni al volume degli ambienti (in termini di portata, o capacità, di un sistema di filtrare un determinato volume di aria) e che sia verificata frequentemente l’efficienza dei filtri utilizzati. Si sottolinea però che “l’aria di ricircolo filtrata non sostituisce in nessun caso i ricambi dell’aria con aria esterna”. I purificatori da soli, insomma, non sono sufficienti a proteggere le persone dal Sars-CoV-2. Stesso discorso vale per le tecnologie a ionizzazione, la cui efficacia come biocidi è in corso di valutazione sulla base del Regolamento (UE) 528/2012 (BPR).
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