Il riscaldamento domestico a biomassa è una delle principali fonti di emissione di PM10 nell’aria, ma questo dato dipende principalmente dal fatto che gli apparecchi in legna e pellet installati sono per il 70% più vecchi di 10 anni e contribuiscono per l’86% all’emissione di PM10 derivante dalla combustione domestica di biomassa. L’AIEL, Associazione Italiana Energie Agroforestali, ha illustrato all’interno del proprio Libro Bianco una strategia d’azione per ridurre le emissioni di PM10 legate alle biomasse legnose, agendo su due fronti: “Rottamare ed educare”.
Il problema: impianti obsoleti
Secondo i dati di AIEL l’obsolescenza degli impianti di riscaldamento ha un peso rilevante sulla percentuale di PM10 che viene riversata nell’atmosfera: una stufa a legna, ad esempio, installata da più di 10 anni presenta emissioni inquinanti di oltre 480mg/Nm3 mentre una stufa moderna registra delle emissioni comprese tra i 20 e i 30 mg/Nm3. I camini aperti che ancora oggi rappresentano l’apparecchio a legna maggiormente diffuso in Italia (oltre il 34%) hanno fattori di emissione che superano 860 mg/Nm3. Anche se l’acquisto di impianti di riscaldamento green è cresciuto negli ultimi 10 anni il problema degli agenti inquinanti soprattutto nel periodo invernale è ancora largamente irrisolto tanto che pende anche una condanna della Corte di Giustizia europea sull’Italia per la violazione della Direttiva 2008/50 posta a tutela della salute e dell’ambiente.
Il Libro Bianco per il futuro del riscaldamento a biomassa
Il Libro Bianco redatto da AIEL è dedicato al futuro del riscaldamento a legna e pellet con l’obiettivo di sensibilizzare istituzioni, policy maker e opinione pubblica riguardo al contributo che il settore può dare per riscaldare in modo sostenibile e pulito le famiglie italiane. È stato presentato nei giorni scorsi a diversi interlocutori politico-istituzionali, tra cui Legambiente, Kyoto Club, Coordinamento Free, oltre che ai rappresentanti del Ministero dell’Economia e del GSE. All’interno del Libro, poi, vengono presentati i due fronti sui quali è necessario agire nei prossimi anni per poter ridurre l’impatto della combustione di biomassa domestica sulla qualità dell’aria.
Agire per “Rottamare ed educare”
Il primo fronte della strategia proposta dall’Associazione consiste nell’incentivare la sostituzione dei generatori vecchi e inquinanti con sistemi di riscaldamento a legna e pellet moderni ed efficienti, caratterizzati da emissioni di PM10 da 4 a 8 volte inferiori rispetto alle tecnologie più datate. Il percorso di turnover tecnologico, che AIEL ha stimato in circa 350 mila nuovi generatori l’anno per 10 anni, permetterà di ridurre l’impatto della combustione domestica di legna da ardere e pellet sulla qualità dell’aria. Per raggiungere l’obiettivo di una riduzione del 70% dell’inquinamento legato al riscaldamento domestico sarà necessario confermare e migliorare i sistemi incentivanti esistenti a sostegno del turnover tecnologico, primo fra tutti il Conto Termico, rendendolo più fruibile e semplificandone i meccanismi di accesso per gli utenti. Infatti, questo incentivo risulta ancora poco conosciuto e utilizzato: la spesa annua nel 2019 per incentivare tutti gli interventi realizzati da privati (77,6% del totale) ammonta a 213,6 milioni di euro, a fronte di un limite di spesa annuo di 700 milioni di euro.
Un altro elemento in questa direzione è il rafforzamento dello schema di certificazione volontario dei generatori per il riscaldamento domestico alimentati a legna e pellet, ariaPulita® e l’utilizzo di combustibili legnosi certificati, come la certificazione del pellet ENplus® e la certificazione di qualità di legna da ardere e cippato Biomassplus®. Arrivando infine all’importanza della qualificazione professionale degli installatori e dei manutentori di impianti a biomasse.
Sul fronte “educare” invece è importante avviare un’azione incisiva di informazione e sensibilizzazione degli utenti finali, in particolare di chi utilizza legna da ardere. Una conduzione scorretta dell’apparecchio a legna può infatti causare incrementi notevoli delle emissioni di PM10 e di carbonio organico, anche di 10 volte rispetto a un utilizzo ottimale. Sarà quindi necessario fornire ai consumatori informazioni fondamentali come gli impatti della combustione, le modalità di corretto utilizzo dei generatori, le norme di installazione, i controlli previsti e gli obblighi a cui adempiere, oltre ai sistemi incentivanti per accelerare il turnover tecnologico.
Primi riscontri
In Italia, nell’ultimo decennio, il livello di efficienza e tecnologico dei sistemi di riscaldamento è cambiato: una parte delle tecnologie di combustione più obsolete sono state sostitute da apparecchi moderni, caratterizzati da elevata efficienza e ridotte emissioni. Occorre velocizzare e irrobustire questo processo. Secondo i dati Ispra del 2020 le emissioni della combustione del legno nel Paese sono diminuite del 23% dal 2010 al 2018, passando da 123.000 a 95.000 tonnellate. Nella sola Lombardia, dove si consuma oltre il 10% della biomassa legnosa impiegata nel settore residenziale, secondo le valutazioni del GSE del 2019, risulta che nell’arco di 8 anni le emissioni di PM10 attribuite al settore del riscaldamento domestico a biomassa si siano ridotte del 30% circa, con un numero di apparecchi installati invariato, circa 600.000 unità. In Veneto, sulla base di un’indagine statistica svolta nell’ambito del progetto PrepAIR, le emissioni si sono ridotte del 35% dal 2006 al 2018, ossia di circa 5.000 tonnellate di PM10.