Unità esterne dell’aria condizionata

Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), pubblicato sulla rivista scientifica Economic Modeling e ripreso da gran parte della stampa nazionale, raggiunge conclusioni apparentemente non sorprendenti: l’uso del condizionatore gonfia notevolmente le bollette elettriche delle famiglie. Le conseguenze però non sono altrettanto scontate, perché riguardano il concetto di “povertà energetica”, ovvero la difficoltà di acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici, problematica che, secondo le stime del Buildings Performance Institute Europe, già nel 2014 toccava il 10-15% delle famiglie europee.

Con l’acuirsi delle disuguaglianze economiche e la crisi che si delinea in tutto il continente in seguito alla pandemia da Covid-19, questo problema sembra destinato ad aumentare, e l’uso del condizionatore rischia di diventare un metro per misurare un divario socio-economico sempre più ampio. 

“Il concetto di povertà energetica è di norma legato alla possibilità di assicurarsi un livello adeguato di riscaldamento durante i mesi più freddi”, spiega Enrica De Cian, professoressa di Economia ambientale a Ca’ Foscari e responsabile del team di ricerca del progetto ERC Energya che ha svolto lo studio. “I nostri dati, tuttavia, suggeriscono di allargare il concetto includendo il ruolo sempre più determinante del raffrescamento estivo. I nuclei familiari più poveri spendono già di norma una porzione ampia del loro budget in beni essenziali, come il cibo e l'elettricità. Quest’ultima voce dovrà aumentare per proteggere i più vulnerabili dal rischio di mortalità o da altri gravi problemi di salute durante le ondate di calore”.

Studi precedenti realizzati negli Stati Uniti stimano un incremento della spesa familiare per l’energia elettrica legata ai condizionatori intorno all’11%. Analizzando i dati socio-economici di famiglie residenti in altri paesi OCSE (Australia, Canada, Francia, Giappone, Olanda, Spagna, Svezia e Svizzera) e dati climatici della NASA, gli autori dello studio hanno calcolato che, in media, l’uso del condizionatore porta a spendere fino al 42% in più per l’energia elettrica, rispetto a chi non ha il condizionatore.

Gli aumenti effettivi dipenderanno da quanti gradi centigradi in più le famiglie dovranno affrontare per via dei cambiamenti climatici: i consumi elettrici per raffrescamento saranno quindi un nuovo fattore destinato ad aumentare la povertà energetica legata all’elettricità, condizione in cui si trovano le famiglie che spendono più del 5% del loro reddito annuale in bollette elettriche.

Possedere l’aria condizionata comporta importanti conseguenze sia per la spesa energetica delle famiglie che dei Paesi, anche se permangono grandi differenze: negli Stati Uniti rappresenta l'11% del consumo energetico negli edifici mentre in Europa è solo l’1,2%.

“I dati che abbiamo analizzato rivelano che in Spagna il 18.5% delle famiglie spende più del 5% del proprio budget in elettricità”, afferma l’economista cafoscarina. Queste percentuali sono generalmente più alte nei paesi freddi, arrivando al 24.2% in Svezia. In Francia e Svizzera troviamo numeri più bassi: 8% e 5% rispettivamente”. L’Italia non è stata analizzata perché non compresa nel dataset OCSE considerato in questo studio, ma “ci aspettiamo un andamento simile a Francia e Spagna, e lo stiamo verificando negli studi che stiamo svolgendo”.

elettricità

Percentuale di reddito spesa in elettricità nelle otto nazioni all’interno di ciascun quintile di reddito (OCSE 2014) 

Chi usa il condizionatore e perché

“L'elemento innovativo di questo lavoro”, spiega l’economista Teresa Randazzo, prima autrice dello studio, “è che la nostra analisi empirica permette di tenere conto di fattori di scelta che sono di norma difficili da osservare e misurare, come la percezione personale del comfort termico, l'avversione al rischio o la consapevolezza ambientale".

Lo studio evidenzia in effetti come varie caratteristiche degli individui e dei nuclei familiari portino – o meno – all’adozione dell’aria condizionata nelle case. Ad esempio, la presenza di minori in casa induce ad adottare e ad usare di più i condizionatori.

Ancora, gli individui più istruiti tendono a usare meno i condizionatori, suggerendo che sono più consapevoli dell'impatto dei loro consumi sull'ambiente. Allo stesso modo, le famiglie che sono più inclini al risparmio energetico tendono a usare meno l’aria condizionata. Viceversa, le famiglie che posseggono numerosi elettrodomestici tendono a usare di più i condizionatori.

“Vivere in aree urbane aumenta la probabilità che si adotti un condizionatore di 9 punti percentuali, un contributo importante, se paragonato al ruolo del clima o del reddito familiare, probabilmente dovuto al fenomeno delle isole di calore urbane”, spiega Malcolm Mistry, responsabile dei dati climatici per il progetto Energy-a, e coautore della ricerca.

I trend nel mercato dei condizionatori

Spinte in gran parte dal settore residenziale, dal 1990 le vendite annuali dei condizionatori d'aria sono più che triplicate a livello mondiale, raggiungendo 135 milioni unità nel 2016, secondo gli ultimi dati dell’Agenzia Internazionale per l’Energia. La Cina è in testa, con 41 milioni di condizionatori nelle case private, seguita da 16 milioni negli Stati Uniti e circa 9 milioni sia in Giappone che in Europa. “Secondo il nostro studio, oltre al ruolo determinante del miglioramento del tenore di vita, i cambiamenti climatici aumenteranno i tassi di adozione dell’aria condizionata anche in Europa, con incrementi fino al 21% in Spagna e al 35% in Francia tra soli 20 anni”, conclude la professoressa De Cian.

Lo studio completo (in inglese) si può leggere a questo link

 

Pin It